Marco Morandi a Piano di Sorrento

Piano di Sorrento (NA) Ieri sera sul palco del Teatro delle Rose è andato in scena “Nel nome del padre” di e con Marco Morandi, evento promosso dal Comune di Piano di Sorrento grazie alla Città Metropolitana, spettacolo che rientra nella programmazione degli eventi natalizi promossa dal neo Sindaco Salvatore Cappiello e dal suo team di assessori. Presenti sul palco il dottor Giacomo Giuliano e il Vicesindaco Giovanni Iaccarino, che nell’introdurre l’ospite d’onore, hanno ricordato i 50 anni del Cinema Teatro delle Rose, uno dei cinema più importanti della Penisola Sorrentina. Il Dr Giuliano, celebrando quest’importante monumento alla cultura teatrale e cinematografica, ha inoltre aggiunto che: “il Cinema Teatro Delle Rose è stato inaugurato il 19 settembre del 1971 grazie alla determinata volontà delle sorelle Rachele e Giovannina Ruocco, che con i loro rispettivi consorti, il Comm. Ermanno Acanfora e il Cav. Agnello Maresca, fondarono, nel 1966 la “Società Parco delle Rose” insieme all’ingegnere Antonino Cesaro e all’architetto Gaetano Mascolo dando così il via ad un importante progetto di edificazione urbana, che vide come opera principale proprio la costruzione del Cinema Teatro Delle Rose che sostituì le due precedenti sale cinematografiche preesistenti in quest’area, il cinema Moderno, attivo già da prima della seconda guerra mondiale e il cinema Astoria, che dalla fine degli anni 40 occupava i locali in uso alle forze alleate durante la grande guerra”. Fatta questa doverosa premessa entriamo nel vivo della cronaca di uno spettacolo “Nel nome del padre” elegante e raffinato scritto da Marco Morandi insieme ad Augusto e Toni Fornari (quest’ultimo ne firma anche la regia), che rappresenta un viaggio musicale nella vita artistica e personale di Marco, suonato dal vivo con una band di tre elementi (basso, tastiere e batteria). Partendo da un’infanzia privilegiata all’interno di una famiglia costantemente sui rotocalchi, passando per l’elaborazione della condizione di figlio d’arte, arrivando ai suoi primi 40 anni con tre figli e tanta esperienza artistica alle spalle, Marco Morandi in “Nel nome del padre” ha presentato sul palco del Teatro delle Rose aneddoti, incontri e canzoni dal vivo in uno show dove ha magnificamente interpretato alcuni brani italiani che hanno fatto la storia della musica, scritti da cantautori conosciuti personalmente da bambino e diventati nel tempo veri e propri riferimenti artistici per lui, con un’attenzione particolare anche ad alcuni storici pezzi di suo padre Gianni, che, a suo modo, ha preso parte allo spettacolo con vocali e insert video. Lo show di ieri si è aperto con Marco Morandi che, vestito da rapper, entra in scena prendendo in giro i figli d’arte, rivendicando un sistema meritocratico e non nepotistico, lo smaschera proprio Gianni Morandi con uno dei tanti interventi preregistrati audio o video che caratterizzano l’opera, dando vita a simpatiche gag tra padre e figlio. Abbandonati i panni del rapper, Marco darà inizio al suo vero e proprio show aprendo le danze con brani famosi di Rino Gaetano, offrendo al pubblico un’interpretazione bellissima di un inedito dedicato al cantautore calabrese “Io nuoto a farfalla”, che strappa applausi a scena aperta. Lo spettacolo prosegue citando Francesco De Gregori, quindi Pupo, quest’ultimo sarà più volte protagonista di esilaranti sketch con il padre Gianni a dimostrazione di un’amicizia lunga e talvolta burrascosa. Menzione particolare merita il momento musicale dedicato a Lucio Dalla e al ricordo del tempo trascorso sulla goletta “Catarro”, che per noi sorrentini non è una barca qualsiasi, visto che è nella cabina di questa goletta che Lucio Dalla scrisse “Caruso”. Marco Morandi è un cantattore completo, lo dimostra quando interpreta splendidamente “La Democrazia” di Giorgio Gaber, rendendo un elegante omaggio al Teatro Canzone del cantautore milanese, non a caso la Comencini lo scelse, a suo tempo, per completare il cast di “Liberate i pesci” (2001).  Infine, immancabile, un’esibizione con il suo violino, lo strumento che suona da quand’era bambino, per chiudere infine l’esibizione con l’omaggio a suo padre Gianni al quale propone una sfida che vincerà; suonarne in cinque minuti l’intero repertorio offrendo una miscellanea di versi e melodie molto divertente. Ieri sera Marco Morandi ha dimostrato di avere la stoffa dell’artista, esibito tanta passione per la musica, il fatto che il suo cognome sia “Morandi”, lo deve solo rendere orgoglioso, mentre il talento quello è tutto suo, gli applausi li ha meritatamente conquistati sul campo.

Questa che segue è l’intervista che Marco Morandi mi ha gentilmente concesso.

Come nasce questo progetto teatrale?
Nasce da molto lontano e nasce soprattutto dall’esigenza, dopo anni di risposte date alle solite domande, “cosa si prova a essere figlio di Gianni Morandi?”, “essere il figlio di Morandi ti ha aiutato?” etc., di reagire a tutta questa pressione con positività e soprattutto autoironia. Devo aggiungere che sono riuscito a realizzarlo grazie anche a mio padre, che durante lo spettacolo, ha accettato di giocare con me con interventi audio e video. Detto questo aggiungo che avevo voglia di raccontare i miei anni trascorsi nel mondo dello spettacolo e ricordare i grandi cantautori che amo e che ho avuto la fortuna di conoscere come Lucio Dalla, ma anche Rino Gaetano cantante che adoro, al quale ho dedicato una band e ottenuto che la strada dove abito fosse intitolata: via Rino Gaetano. Quindi mi piace citare altri mostri sacri come Giorgio Gaber e Francesco De Gregori.
È la prima volta che si esibisce in Penisola Sorrentina?
Sì, è la prima volta e devo dire che sono stato molto bene. Ero già stato in Campania, ma a Piano di Sorrento è la prima volta e mi fa molto piacere essere qui da voi stasera.
L’ho vista recitare nel film “Liberate i pesci” la regia la firmava Cristina Comencini, mi racconta un po’ di quell’esperienza?
Beh, è passato molto tempo dalla partecipazione a quel film. Erano gli inizi del 2000 e devo dire che è stata un’esperienza importante, molto formativa, mi è servita anche a chiarire le idee, a capire che mi piaceva recitare, dopo di allora, infatti, ho fatto tantissimo teatro di prosa. Ma a me piace tanto anche cantare. Il mio obiettivo reale è quello di portare la musica nei teatri. In fondo “Nel nome del padre” mi sta aiutando a raggiungere quest’obiettivo: canzoni a teatro.
Ascoltandola parlare di canzoni a teatro, mi è venuto in mente che dall’altra parte della Penisola sorrentina, in Costiera amalfitana, a Positano e ad Amalfi si fa molto teatro musicale. Ho avuto la fortuna di conoscere molti cantattori che si sono formati in compagnie storiche come la Compagnia della Rancia, lei cosa pensa di questo fenomeno e del musical in generale?
È proprio quello che voglio fare anche io. La musica è la mia prima passione. Sono nato ascoltando la musica. Ho studiato musica per molti anni. Per questo mi piace proporla in teatro. A teatro mi sento a mio agio, sento che è il mio habitat ideale e mi sento completo come artista quando la musica è sul palco con me.
Mi può raccontare del suo rapporto con il musical?
Certo, come le dicevo il teatro musicale lo amo. Ho debuttato in un musical dedicato al capolavoro di Vamba “Il giornalino di Gian Burrasca”. Dal 2004 al 2006 ho fatto parte della compagnia dell’Artistica vestendo proprio i panni del protagonista Giovannino Stoppani nell’opera “Gian Burrasca Il Musical”. È stata una magnifica esperienza perché mi ha permesso di fare quello che so fare meglio, esprimermi attraverso la musica a teatro.
Per interpretare Gian Burrasca si è ispirato più al romanzo o allo sceneggiato con protagonista Rita Pavone?
Entrambe le cose. Ho studiato sia il testo che lo sceneggiato. È stata una bella esperienza, non solo dal punto di vista professionale ma anche artistico perché da appassionato di musica ho potuto ascoltare e cantare un repertorio quasi inedito di musiche di Nino Rota che in occasione della realizzazione del musical sono state riproposte. A questo particolare aggiunga che i testi sono stati scritti da Lina Wertmüller, quindi si renderà conto che stiamo parlando di fuoriclasse assoluti del mondo dello spettacolo italiano e non. Un musical che mi ha permesso di girare tutta l’Italia e da Gian Burrasca in poi il teatro non l’ho più voluto abbandonare.
L’ho vista suonare il violino, il suo rapporto con questo strumento?
È lo strumento che ho imparato a suonare da bambino, lo suonerò anche durante lo spettacolo di questa sera. Quando posso mi piace inserirlo nei miei live. Il violino rappresenta la mia formazione classica, lo considero uno strumento bellissimo e appena ne ho la possibilità lo suono.
Una sua riflessione su questo momento drammatico che stiamo vivendo e in generale  su voi artisti in questa pandemia.
È una situazione bruttissima. Siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire noi lavoratori del mondo dello spettacolo e adesso torneremo a vivere momenti di difficoltà per questa nuova ondata perché ovviamente la gente ha paura di venire a teatro. Ma dobbiamo andare avanti. Vogliamo continuare a proporre spettacoli di qualità,  senza però dimenticare il rispetto delle restrizioni dettate dalle norme anti contagio. Credo che alla fine dovremo imparare a convivere con tutto questo senza però rinunciare alla socializzazione, perché anche il chiuderci troppo alla lunga potrà rivelarsi negativo per la nostra salute.
Ultime due domande, qual è il cantante che rappresenta per lei l’artista ideale quello al quale si ispira e infin,e se stasera fosse qui suo padre, da artista a artista cosa gli direbbe?
Bene, le rispondo che amo tanto i cantautori italiani, il primo che mi viene in mente in questo momento è Lucio Dalla ma quello che da bambino ho sempre ammirato e vissuto come un idolo è senza dubbio Franco Battiato e la sua morte ha rappresentato per me un momento di grande e profondo dolore. A mio padre da artista a artista dico: grazie. Ho imparato tanto da lui e lo ringrazio per l’esempio che è per tutti noi artisti.

Di Luigi De Rosa

Ringrazio Marco Morandi e il dottor Francesco Serio per la disponibilità e cortesia.

Applausi a scena aperta per Marco Morandi al Teatro delle Rose di Piano di Sorrento

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