I KNB (Ki Namless Bi) a Sorrento per Incontriamoci in Villa (ediz. 2023)

Sorrento (NA) Villa Fiorentino sabato 17 giugno la rassegna “Incontriamoci in Villa” promossa da Fondazione Sorrento ha ospitato il collettivo KNB, acronimo che sta per: Ki Namless Bi // Eccoli, i senza nome, musicisti e performer giovanissimi dai diversi stili, diverse etnie, diverse provenienza: una family tra Gambia, Senegal e Napoli. Sette MC e due producer, Silvio Speranza (Dott.Hope) and Andrea Della Volpe (Fox), che hanno provato riuscendovi a fondere le proprie unicità per dare forma ad un movimento che cancella ogni confine culturale, sociale e geografico. I KNB aka Genkah, GEA, Yusbwoi, Doppy Gee, Mozeh k, Sir X Samba, THIEUF, sono un melting pot di storie da raccontare, un’onda di flow e metriche incalzanti “up to the vibes”, come cantano loro, come abbiamo potuto apprezzare a Villa Fiorentino. Questi musicisti sono stati una scommessa vinta, quella fatta da Fondazione Sorrento, dal direttore artistico Antonino Giammarino con l’ausilio di Giuseppe Prudente e Marco Mariconda, che hanno voluto offrire al pubblico uno spaccato dei movimenti musicali e culturali di impronta africana di spessore internazionale che oggigiorno solo la scena parigina e quella londinese possono vantare, mi vengono in mente per rammentare un po’ di storia recente, collettivi come i London Afrobeat Collective, mentre in Italia è con l’album del 2015 di Lorenzo Jovanotti che questi collettivi si facevano conoscere dal grande pubblico, con il Cherubini nazionale c’erano infatti gli Antibalas, un’orchesta afro beat di Brooklin, nel brano Melagioco, oltre che dal mitico Manu Dibango in “Musica” e da Bombino in “Si Alza Il Vento”. A definire poi il nuovo immaginario fu una compilation del 2018, We Out Here (Brownswood), con artisti come Shabaka Hutchings, appunto, Moses Boyd, Nubya Garcia, KOKOROKO, tutti africani e caraibici di seconda o terza generazione che animavano le strade del sud di Londra trascinandosi dietro un’intrinseca vena politica. Mi serviva un po’ di storia per contestualizzare i “Eccoli i senza nome” che aggiungono alle sonorità afrobeat, hip hop, world e fusion una loro particolare vision che rifuggendo il contesto mainstream, prova a conquistare la scena musicale facendo conoscere il proprio contesto socio culturale, rivendicando la propria originalità e indipendenza da mode e globalizzazioni, rimanendo voci singole in un coro,  gruppo multilingue cantano in wolof, mandinka, pidgin (dialetto nigeriano N.d.A), inglese, francese e napoletano senza essere una Babele, gruppo che si fa portavoce di contesti geografici diversi Mauritania, Guinea, Mali, Gambia, Senegal e Napoli che dialogano. In sintesi i KNB sono un gruppo di ossimorico: personalità esclusive che propongono una musica inclusiva. Quella che segue è una breve intervista che mi hanno concesso due cantanti del collettivo: Vesuvia Gea e Yusbwoii.

KNB (Ki Namless Bi)

 

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