Con "Luna in Ariete" Pilar conquista ancora una volta per eleganza e originalità narrativa

“Le Trachinie”, opera tra le più antiche scritte dal drammaturgo greco Sofocle hanno per protagonista Deianira, principessa, figlia di Dioniso, che aspetta ansiosa il ritorno del marito Eracle, partito alla conquista dell’Ecalia. È un’impulsiva creatura, non inganna, non morde*. Per spegnere le sue preoccupazioni, invierà d’istinto il figlio Illo, novello Telemaco, in cerca del padre. In seguito, quando scoprirà, che Eracle non solo sta tornando da vincitore con un ricco bottino di prigionieri, e che tra quelle prede di guerra c’è la bella Iole, figlia del re dell’Ecalia, di cui si è innamorato e ne ha fatto la sua concubina: manterrà una calma apparente. Già perché Deianira è una Biancaneve che mente, che ha solo finto di mangiare la mela per poi sputarla di nascosto e tutta intera (non la inganni questa ancestrale Biancaneve figlia di Dioniso). Deianira, non serba rancore. Ma con la luna in Ariete è fortemente soggetta a colpi di testa, quindi per riconquistare Eracle gli invia una tunica trattata col sangue di Nesso**, che morendo, le aveva rivelato che quel sangue era un filtro di amore che avrebbe reso Eracle a sé fedele per sempre. Ma il centauro Nesso le ha mentito, quella tunica è intrisa di una sostanza che, al contrario, brucerà vivo Eracle. Deianira, carnivora rosa, che lotta e riposa, ha molta fretta, ma il suo posto più sicuro, alla fine, si rivelerà l’orlo dell’abisso. Le canzoni “Luna in Ariete” e “A metà’ di Ilaria Patassini in arte Pilar, tratte dal nuovo album “Luna in Ariete” della talentuosa cantautrice romana, mi hanno riportato alla mente quest’eroina greca; donna prigioniera di una società patriarcale che la vuole sempre sottomessa di volta in volta a un padre, a un marito, a un sovrano e all’eroe. Deianira è però consapevole di essere una persona e non oggetto, si ribellerà allo status quo come farà anche Medea, quella propostaci da Christa Wolf. Deianira è forte, non odia la rivale Iole, anch’essa vittima di quel sistema, e tantomeno Eracle; lei è una luna in Ariete che cerca la propria dimensione e prova a far sentire le proprie ragioni, ma scoprirà che nella vita c’è un disegno che va oltre la nostra volontà. Nell’importante curriculum di Ilaria Patassini c’è anche una partecipazione ad una rappresentazione teatrale de “Le Trachinie”, nel 2004, con la regia di Giancarlo Nanni. Questa passata esperienza teatrale della cantante e attrice mi ha spinto a giocare con i testi che lei ci propone in “Luna in Ariete”  e appunto una delle pietre miliari della drammaturgia greca classica. Tra la donna narrata da Sofocle e quella descritta da Pilar ho trovato corrispondenze. La cantautrice racconta le donne, ne mette a nudo forza e debolezze proprio come accade nel teatro greco antico. I testi della Patassini sono sempre molto interessanti, li ascolto e penso a Sylvia Plath quando dice: “Sono abitata da un grido/Di notte esce svolazzando/in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare”. Canzoni dunque che hanno la caratteristica di invitare l’ascoltatore a riflessioni mai banali sul mondo che ci circonda. I suoi album sono ottimamente curati nella parte musicale e accattivanti in quella narrativa, non a caso il suo talento si è sposato spesso con la poesia di Bungaro. “Io dico quello che penso ma non lo scrivo sempre su Facebook/ sono una persona reazionaria/ mia madre una volta mi ha detto: ti hanno addomesticata./ Ho capito che era vero e allora ho smesso”, sono ancora parole di Ilaria Patassini tratte dal brano “La parte giusta”; la dichiarazione di una donna che ha imparato a correre con i lupi, scriverebbe l’antropologa Clarissa Pinkola Estés, ed è molto interessante, aggiungo, che sia la madre e indicarle la strada giusta, lei che è “nativa della foresta costaricense” come rivela la stessa Ilaria sul suo profilo. Si avverte nella poetica della Patassini questa fusione tra la cultura centroamericana materna e quella etrusca paterna, che si consolida nell’attenzione che ha sempre dimostrato per il concetto di inclusività. “Dimmi adesso se ci credi e se mai imparerai che l’universo baro è un giro di compasso, dove l’asso è nella manica” parole tratte da “Alla riscossa”, questio da rivolgere a tutte le Deianira o Medea che popolano l’universo femminile. “Sfamami adesso o baciami che è lo stesso, per scoprire per tempo che nessun tempo si perde”, è l’invito di Pilar a riflettere sul trascorrere degli anni, sullo scegliere del tempo la propria versione: analogica o digitale? Come ci racconta in “Nessun tempo si perde”. Tempo che, infine, diventa preziosissimo con l’esperienza della maternità, che viene descritta dalla cantante nella dolcissima ‘Il Suono che fa l’Universo’, dove a sedurre l’ascoltatore è anche la culla musicale creata dai suoni armonici di chitarra e contrabbasso. “Nella notte rimangono i sogni e ricordano al mondo i progetti del buio”, ma sono “Pagine già viste”, sarà “La Luce di Ottobre” che ci guiderà verso il sole, una luce che ha perso i colori ma conserva tutta la forza del mese che ci prepara a superare il generale inverno. Ilaria Patassini possiede una voce ricca di sfumature, è un’interprete raffinata e versatile.  Si intuisce, ascoltandola, la formazione classica, non ci sorprendono i suoi trascorsi con cantanti del calibro di Christa Ludwig e Margareth Baker, così come le tante importanti collaborazioni: Bungaro, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Antonella Ruggero, Paula Morelenbaum, Tosca, Youssou N’dour, Daniela Mercury, Chiara Civello etc. Se con i tre precedenti progetti musicali “L’amore è dove vivo” (2015),  “Sartoria Italiana Fuori Catalogo (2011), “Femminile Singolare” (2007) , abbiamo imparato a conoscere la cantante, ad apprezzarne la voce, la tecnica e lo spirito passionale che mette nelle sue interpretazioni, in questo nuovo album riconosciamo un’autrice attenta, sensibile, coraggiosa e indipendente. Come l’albatro di Baudelaire vola alto seguendo il proprio istinto, schivando i marinai che vorrebbero imprigionarlo, come fanno certi critici che devono per forza incasellarti in generi, etichette, modelli etc. Benedetto è stato il dolore che ha soffiato sul fuoco, fino a bruciarle tutte le regole del gioco! (da “Eccomi” by Pilar, of course)

di Luigi De Rosa

*(In corsivo versi di Pilar tratti dalle canzoni presenti in Luna in Ariete)

**( Nesso è il centauro che insidiò Deianira e venne ucciso dallo stesso Eracle. La leggenda vuole che l’eroe greco sarebbe potuto morire solo per mano di un morto, e infatti bruciò vivo indossando la tunica intrisa del sangue di Nesso N.d.A.)

Pilar sito ufficiale: https://pilar.it/


 

 

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