A Napoli scoperte duemila copie contraffatte del testo di Totò “’A livella”

 Napoli – Come l’avrebbe presa Totò la notizia che 1900 copie del suo capolavoro “’A livella” non lo sapremo mai, certo però, ci avrebbe sorpreso con una delle sue mitiche battute e ci avrebbe strappato una risata. Il 2 novembre, ebbene sì, una data che già ci dice tutto, durante un controllo presso alcuni magazzini di stoccaggio ubicati nel quartiere Arenaccia, militari della Guardia di Finanza hanno sequestrato, tra gli altri prodotti contraffatti quasi duemila copie del testo ‘A livella. “La livella” in napoletano ‘A livella è una poesia drammatica in italiano e napoletano, scritta da Totò nel 1964. La poesia fu ambientata dall’attore napoletano ambientata in un cimitero, secondo molto ad ispirarlo furono le catacombe di San Gaudioso da lui stesso frequentate da ragazzino, dove un malcapitato rimane chiuso dopo aver fatto visita alla tomba della zia defunta. Questi assiste incredulo al discorso tra due ombre: un marchese e un netturbino, casualmente sepolti l'uno accanto all'altro, rispettivamente in un sepolcro fastosamente ornato ed in una tomba abbellita solo da una misera croce di legno, il modello letterario è quello che ritroviamo in “Dialogo sopra la nobiltà” di Giuseppe Parini, scritto attorno al 1757 . Un nobile, un marchese apre la surreale discussione, lamentandosi con fare polemico e mordente che la salma del netturbino - del quale disprezza miseria e tanfo - sia stata posta accanto alla sua. Il netturbino, tale Gennaro Esposito, all'inizio assume un atteggiamento accondiscendente, quasi di mortificazione dinanzi all'atteggiamento assurdamente oltraggiato dell'altra ombra. È solo dopo averlo lasciato chiacchierare per un po' che il povero netturbino dà libero sfogo alla sua ancestrale saggezza e ammonendo il nobile rammentandogli che, indipendentemente da ciò che si era in vita, col sopraggiungere della morte si diventa tutti uguali, grazie all'azione della morte-livella (la livella è uno strumento usato in edilizia per stabilire l'orizzontalità di un piano).

«Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!»

 

 A cura di Luigi De Rosa

'a livella di Antonio de Curtis

 

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